La scuola è un luogo prezioso, luogo nel quale formiamo le nostre fondamenta.
In particolare, ci sono anni nei quali non siamo né carne né pesce, né uomini né donne. Spesso non ci si sente compresi dai propri coetanei, figuriamoci dai genitori.
Vivere in una società ricomposta in minore scala come quella che può essere messa a disposizione dalla scuola è una grossa opportunità che ahimè può diventare una specie di tortura, in particolare modo per i più fragili, per chi proviene da contesti più umili e per chi semplicemente ha tempi di apprendimento diversi. In uno scenario complessivo orientato alla competizione, alla performance ad alto funzionamento per sopraffare l’altro anzichè sconfiggere i propri limiti, in un modello scolastico piuttosto statico, c’è una nicchia di donne e di uomini che, come Maria Grazia Lodigiani, si sono rimboccati le maniche per tutta la carriera per trasformare antiche routine del modello scuola, applicando come delle prove generali di cooperazione.
Prove generali nelle quali l’apprendimento e l’educazione possano svilupparsi in modo circolare tra docenti e studenti, dove sia possibile condividere a scuola giornate lunghe avvicinando umanamente tramite l’esperienza e la convivenza gli studenti, facendo sentire i più svantaggiati i più coccolati.
Sarà la vocazione di un allora preside a ispirare e a far sentire sulla stessa lunghezza d’onda anche la giovane professoressa Maria Grazia, entrambi fortemente ispirati dal libro “Lettera a una Professoressa” di Don Lorenzo Milani. Sempre costretta a ruoli in scuole di montagna e di periferia a causa di condizioni di graduatoria svantaggiose, Maria Grazia tenterà senza mai arrendersi di trasformare la scuola per tutta la sua vita.
Oggi ottantenne, non nasconde l’amarezza di non essere riuscita nel proprio intento ma nei suoi occhi brillano la serenità e l’orgoglio di chi ha provato fino in fondo a raggiungere il proprio scopo.
Cosa ci insegna questa storia?
Questa storia ci insegna che se si ha uno scopo ben preciso occorre perseguirlo con tutte le proprie forze e non mollare, a prescindere dal risultato finale.
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